I seicento euro previsti dal decreto “Cura Italia” rappresentano un palliativo che non ci salva dalla miseria. Il governo nazionale, e sino alla fine dell’emergenza, dovrebbe garantire gratuitamente a tutte le famiglie lavoratrici d’Italia la fornitura di acqua, luce, gas e linea interne. “Le famiglie senza stipendio, a breve non sapranno come mangiare e noi dobbiamo aiutarle”, ecco cosa scrive sui social network il primo cittadino di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, che si preoccupa della miseria che dilaga nella sua Cittadina
di Gennaro Savio*
Le famiglie lavoratrici e le persone meno abbienti non solo vivono l’angoscia dell’emergenza sanitaria legata al rapido diffondersi del coronavirus, ma su di esse si sta abbattendo, inevitabile, la scure della miseria economica, della fame. Sorte peggiore, sull’isola d’Ischia, tocca ai circa diecimila lavoratori del settore turistico che essendo stagionali, già di per se vivono da sempre un disastroso precariato. Un precariato di cui oggi pagano un prezzo elevatissimo, soprattutto coloro che negli anni non hanno avuto la possibilità di arrotondare qual cosina lavorando all’estero o arrangiandosi con lavoretti sull’Isola. Per questi ultimi, e ciò posso garantirvelo personalmente, i soldi sono già finiti e se non si può mettere il piatto a tavola, figuriamoci come si possano pagare luce, acqua, gas e linea internet indispensabile al momento anche per garantire ai propri figli le lezioni scolastiche a distanza. E le seicento euro previste dal decreto “Cura Italia” per il solo mese di marzo, rappresentano un palliativo che certamente non risollevano le sorti economiche di chi al momento si trova letteralmente senza soldi. E allora, oltre a pretendere da parte del governo nazionale un sostegno economico sostanzioso per gli stagionali ritrovatisi, assieme alle loro famiglie, poveri da un giorno all’altro in quanto si prolunga a data da destinarsi il già lungo periodo invernale di disoccupazione a causa dell’impossibilità a riaprire le strutture ricettive, cosa si può e si deve fare per aiutare i diecimila stagionali isolani a sopravvivere in questo momento drammatico? Cosa possono e devono fare le amministrazioni comunali? Innanzitutto annullare, e non solo rinviare, il pagamento delle tasse di propria competenza e pretendere, poi, a loro volta, l’elargizione di fondi economici mirati da parte del governo nazionale agli enti locali, enti locali che già da anni sono stati fatti oggetto di vergognosi tagli economici, al pari di come è avvenuto per il comparto sanitario. Tagli di cui oggi ne paghiamo le drammatiche conseguenze a livello sociale e sanitario. E nel chiedere, come primi cittadini, che agli stagionali vengano corrisposti contributi economici tali da evitargli di fare la fame e di non poter pagare le tasse (in questo momento di grave emergenza e in cui il paese è fermo, il governo dovrebbe garantire gratuitamente a tutte le famiglie lavoratrici d’Italia la fornitura di acqua, luce, gas e linea internet), si faccia tutto il possibile per venire incontro a chi ne ha bisogno. Prendendo semmai esempio dalla presa di posizione che nella vicina città di Bacoli ha assunto il sindaco Josi Gerardo Della Ragione che a tal proposito sta organizzando una vera e propria rete solidale che coinvolge attività e associazioni di tutto il territorio. Ecco cosa scrive sul suo profilo face Book il primo cittadino bacolese: “Ho scritto una lettera a tutte le farmacie, a tutti i supermercati, a tutte le attività commerciali, ancora aperte, qui a Bacoli. Ho scritto a tutte le associazioni di volontariato presenti in città. Vogliamo creare una rete solidale, coordinata dal Comune, capace di aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno. E, soprattutto, per sostenere tutti coloro che avranno bisogno di aiuto. Anziani, disabili, indigenti. Per aiutare le famiglie che, senza stipendio, a breve non sapranno come mangiare. Dobbiamo entrare in una nuova fase. Perché l’emergenza durerà ancora a lungo. Non giorni, ma settimane. E bisognerà imparare a conviverci. Fin da subito. Se la gente deve restare a casa (e deve assolutamente restarci) allora vorrà dire che le istituzioni devono entrare in queste case. Con braccia, con alimenti, con farmaci, con beni di prima necessità. Tra pochi giorni, vi faremo sapere come ci organizzeremo. Insieme a voi, per voi. Siamo una squadra, sono al vostro fianco. Insieme a tutta l’amministrazione, tutta la macchina comunale. Ci vorrà tempo, impegno e sacrificio. Siamo in piena battaglia. Ma la vinceremo. È una promessa. ‘Uscite dentro’, e andrà tutto bene”.