COVID 19. MEDICI E CITTADINI ALLO SBANDO Napoli 28/4/2020 di Ciro Ridolfini

 

Fortemente critico il rapporto fra medici di famiglia lasciati soli contro la pandemia e i pazienti loro affidati .
Se un paziente dovesse accusare criticità di salute che potrebbero avere attinenza con il covid 19, chiama il medico di base, ma questi , privo di mezzi opportuni , non potendo praticare nemmeno un tampone ( del costo all’ incirca di 25 euro), si limita, giocoforza , ad ordinare, a mezzo telefono, di stare chiuso in casa in attesa di sviluppi. Intanto non può avvalersi neanche di una “Unità mobile “ su strada , promessa e mai posizionata da una inefficiente organizzazione sanitaria, per potere in qualche modo risolvere un primo razionale e sicuro accertamento.
L’ articolo di Dario Del Porto apparso su Repubblica il 27/4/2020, in una intervista al dr. Osvaldo Vincenzo De Mase , medico di famiglia ai Quartieri Spagnoli di Napoli, sembra confermare questo stato di cose. Il medico racconta la sua esperienza quotidiana di lotta sul campo, privo di mascherine e nella impossibilità di praticare un tampone, né a pazienti critici, né a se stesso quando si è trovato in necessario bisogno. In caso di estrema necessità i medici di base non hanno alcun potere d’ intervento, per cui l’ unica possibilità che resta ad un malcapitato è quella di chiamare il 118 che, se dovesse ritenere opportuno di trovarsi a fronte di un caso estremo, potrebbe provvedere ad un ricovero presso ospedale.
Insomma, solo se si è moribondi si può sperare finalmente di trovare assistenza . E’ superfluo aggiungere che il paese offre ancora tutti i segni di una connotazione a dir poco da terzo mondo,(ricordiamo che sono morti di coronavirus ben 147 medici ) e questo sicuramente sta a confermare, nella condizione di una oggettiva carenza di mezzi, che “Andrà tutto bene solo se tu applichi le regole” .
Ciro Ridolfini